Come gestire la compliance in ambito privacy?
Quali adempimenti privacy sono obbligatori e quali facoltativi?
Le regole che caratterizzano la gestione d’impresa rappresentano un quadro sempre più ampio ed in continuo aggiornamento. Norme in materia di sicurezza sul lavoro, di tutela ambientale, di qualità gestionale, di anticorruzione e prevenzione dei reati, di sicurezza informatica, permeano le diverse funzioni aziendali. La privacy rappresenta uno di questi pilastri, a fondamento della compliance aziendale.
Oltre ad essere un obbligo normativo, la compliance può anche essere vista come un modo per incrementare la competitività dell’impresa nell’ottica del miglioramento continuo, un dovere d’impresa scelto dall’imprenditore, che decide di autoimporsi regole per sviluppare la gestione e l’efficienza dei processi, l’organizzazione interna, la sicurezza fisica ed informatica e la privacy.
In alcuni settori, ad esempio, la designazione del responsabile della protezione dei dati (il “DPO”, acronimo di “Data Protection Officer”) è obbligatoria; in altri è su base volontaria. In entrambi i casi, tuttavia, la presenza di una figura di riferimento, che funge da punto di contatto per gli interessati nella gestione delle tematiche privacy, è vista dal cliente come garanzia di affidabilità e criterio per orientare le proprie scelte di business.
Ma come si gestisce il complesso di precetti normativi e di regole auto-imposte?
Nel complesso di norme o di regole auto-imposte, l’imprenditore, si fa carico, quotidianamente, di:
Tutti questi elementi limitano l’imprenditore, il quale dovrà necessariamente trovare il modo per concentrarsi sui principali obiettivi economici dell’impresa.
Ecco che entra in gioco la funzione compliance. Questa funzione valuta le regole da imporre all’organizzazione per la gestione del rischio. Le regole, se applicate con intelligenza e senza imbrigliare l’azienda in inutili adempimenti, consentono di prevenire il verificarsi dei rischi calcolati e, al tempo stesso, di far risparmiare tempo all’imprenditore.
Risulta quindi essenziale, in primo luogo, che l’organizzazione si doti di una specifica funzione compliance, che consenta di orchestrare la gestione delle regole, al fine di prevenire e ridurre i rischi di natura giuridica, finanziaria e reputazionale, derivanti dalla violazione di leggi e regolamenti, norme aziendali e norme sociali. Il compito principale della funzione compliance è proprio quello di gestire i rischi che, per definizione, sono connaturati all’impresa.
Per garantire il corretto andamento di tale funzione, la stessa dovrebbe essere:
La funzione compliance, infatti, dovrebbe essere guidata da un “compliance officer”, dotato di competenze traversali, giuridiche e gestionali, che gli consentono di coordinare l’applicazione delle norme nei vari settori dell’impresa. Tale figura, in termini di posizione, compiti e soft skills, può essere paragonata a quella del DPO.
Entrambi, infatti, devono:
Non sempre l’impresa è obbligata per legge a designare un compliance officer, così come non sempre è obbligata a designare un data protection officer, tuttavia queste figure consentono all’organizzazione di avvicinarsi verso un duplice traguardo: il raggiungimento della conformità normativa e dei propri obiettivi fondamentali, in termini di immagine, affidabilità, performance, etc.
Seppure la funzione compliance, con il presidio del compliance officer, consenta di governare i principali rischi d’impresa, non bisogna pensare di relegare interamente la gestione a questo ramo autonomo della azienda. L’idea di compliance dovrebbe infatti radicarsi nell’intera struttura organizzativa, così come l’idea di “responsabilizzazione” o “accountability”.
I due concetti, infatti, vanno di pari passo: un imprenditore, titolare del trattamento dei dati, attento alla compliance, molto probabilmente avrà scelto di introdurre delle misure tecniche e organizzative adeguate per garantire, ed essere in grado di dimostrare, che il trattamento dei dati personali effettuato dalla sua organizzazione è conforme al Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali (GDPR).
Quali sono le principali misure raccomandate nell’ottica di accountability?
Ecco il decalogo degli adempimenti fondamentali:
Chiaramente queste sono solo alcune delle misure di accountability fondamentali per l’organizzazione, per garantire il rispetto del GDPR ed evitare il rischio di incorrere in sanzioni. Il titolare deve assicurarsi che tutte le procedure, policy, informative, istruzioni funzionali, nomine, siano costantemente mantenute aggiornate (la privacy non è un adempimento una tantum), così come deve poter dimostrare di aver adeguatamente formato il personale.
Certificazioni, attestati dei corsi di formazione, esiti di audit e report di conformità, sono solo alcune delle prove documentali che permettono all’azienda di dimostrare la compliance.
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La compliance dovrebbe quindi far parte di una cultura aziendale della legalità rispetto ai principi posti a tutela delle persone e dei dati personali, dell’ambiente, della concorrenza e del mercato. Prima di tutto si tratta di una scelta di politica aziendale fatta dall’imprenditore, di rendere la propria organizzazione più attraente, moderna, efficiente, attenta all’ambiente e al rispetto delle regole; scelta che dovrebbe rendere l’organizzazione più competitiva, mediante l’applicazione di best practices ed esempi virtuosi, e garantirne la crescita in sicurezza.
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