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L’AI migliora l’efficienza del lavoro, ma è sempre necessaria una verifica

 
 
 

Secondo l’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano, tre aziende su dieci utilizzano soluzioni di Intelligenza Artificiale (AI) per supportare i processi delle risorse umane. Queste soluzioni comprendono chatbot e assistenti virtuali per attività amministrative, sistemi di elaborazione del linguaggio naturale per lo screening dei CV e sistemi di raccomandazione per percorsi formativi personalizzati. Il 54% delle aziende ricerca profili nell’ambito dell’AI, con un aumento del 25% rispetto al 2023, e il 62% sta sperimentando soluzioni di AI generativa, sebbene solo il 12% segua linee guida aziendali specifiche.

 

Matteo Colombo, in un’intervista per la sezione Economia de “La Provincia” del 2 luglio 2024, evidenzia l’importanza di regolamentare l’uso dell’AI, come l’anonimizzazione dei dati nei CV e la validazione dei fornitori che utilizzano AI, per prevenire esclusioni ingiuste dei candidati. La trasparenza e la supervisione umana sono cruciali, in linea con l’AI Act, per garantire che l’AI non commetta errori. L’AI è inoltre impiegata per redigere annunci di lavoro e per ricerche normative e giurisprudenziali, selezionando fornitori qualificati per garantire la conformità.

 

È essenziale evitare l’inserimento di dati sensibili o personali in strumenti come ChatGPT, per prevenire la perdita di informazioni riservate, come avvenuto a una multinazionale. Le direzioni HR prevedono che l’AI porterà a un’evoluzione dei ruoli e delle competenze nei prossimi cinque anni, piuttosto che a una riduzione del personale, con un impatto positivo sulla formazione e riqualificazione professionale.

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